logo
» testi
.: sacra scrittura
visualizzazioni: 3259
 
« torna a: sacra scrittura
“IL SIGNORE È CON TE”

autore: Fr.

Omelia "super Missus est"

Il vangelo dell’Annunciazione (Lc 1,26-38) ritorna varie volte durante l’anno liturgico e sempre ci ripropone l’evento fondante della nostra storia di salvezza: l’incarnazione del Verbo. Gli esegeti si affaticano a cercar di capire come si è formato il testo, come è andato il fatto, che cosa deve essere inteso alla lettera e che cosa va attribuito a una elucubrazione teologica. A noi basta sapere che è testo ispirato e che ogni parola è ricca di riferimenti biblici e di insegnamenti spirituali per la nostra vita cristiana.
L’angelo entra in casa di Maria e la saluta con l’espressione:
Chaire. Un saluto abituale nella lingua greca? oppure una reminiscenza dell’invito alla gioia per la figlia di Sion in Sofonia (3,14: “Gioisci, figlia di Sion”)? Insomma dobbiamo tradurre: “salve” o “buongiorno” o addirittura “ciao”, oppure “rallegrati”? comunque sia, al primo saluto, l’Angelo aggiunge: “Il Signore è con te”.
La formula è molto frequente nella Bibbia e non potremmo esaminare tutti i casi in cui ricorre. Sempre serve a rassicurare nei momenti difficili: “non temere...”, e a invitare ad assumere missioni importanti e rischiose. Quando poi l’invito è posto sulla bocca stessa di Dio suona ancora più decisivo: “Io sono con te”, “Io sarò con te”.
Così quando Giosuè deve assumere la difficile successione di Mosè, il grande condottiero e legislatore di Israele, per divenire il capo del suo popolo e introdurlo nella terra promessa, si sente dire: “Non temere... perché con te è il Signore” (Gs 1,9).
E Gedeone, il più piccolo della più povera delle famiglie di Manasse, riceve la visita dell’Angelo del Signore, che va a sedersi sotto il terebinto e lo saluta così: “Il Signore è con te, uomo forte e valoroso”. Un simile saluto è pieno di significato e di promessa e l’interpellato lo sa, come ci dimostra la sua risposta: “Se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo?” (L’oppressione dei Madianiti e la loro prepotenza). “Il Signore ci ha abbandonati”. Ma la risposta viene, rassicurante, da Dio stesso: “Va’ con questa tua forza... Io sarò con te” (Gdc 6,11-18).
Quando Davide si offre per andare a combattere contro il gigante Golia, il re Saul a stento acconsente,vedendolo così giovane e delicato, e dopo aver cercato inutilmente di dissuaderlo, conclude: “Va’ e il Signore sia con te” (1 Sam 17,37). Dio stesso poi, quando il re si sarà insediato a Gerusalemme, gli confermerà: “Sono stato con te dovunque sei andato” (2 Sam 7,9).

Nei profeti è frequentissima questa parola di Dio: in Isaia: “Non temere, perché io sono con te” (Is 41,19; 43,5); e ancora in Geremia: “Io sono con te per proteggerti” (Ger 1,4) e “Io sono con te per salvarti” (Ger 1,19) e ancora , ancora...

All’invito a non aver timore risponde l’affermazione del credente, la nostra affermazione: “Non temerò alcun male, perché tu sei con me” (Salmo 22, 4) e ancora nel Salmo 72 l’uomo può dichiarare: “Ma io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra”.

Allora il fedele, nella sua fede convinta, può affermare, quasi con spavalderia, che “Dio è con noi” e può sfidare il nemico e l’aggressore:
“Preparate un piano, sarà senza effetto;
fate un proclama, non si realizzerà,
perché Dio è con noi” (Is 8,10).

Del resto Dio stesso aveva promesso la sua presenza in mezzo al suo popolo nel famoso vaticinio di Isaia (7,14):
“Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele”.
E nel Vangelo di Matteo il vaticinio è ripreso, nell’annuncio a Giuseppe, con la spiegazione del nome: “...che significa Dio con noi” (Mt 1, 23).

* * *

Ecco che il “Dio con noi” di cui hanno parlato i profeti, il Dio che aveva dichiarato e promesso di essere con noi sempre, per difenderci e salvarci, viene sulla terra, - e il Vangelo ci racconta come, - viene fra noi per essere uno come noi, uno di noi, uno con noi. E comincia il suo viaggio sulla terra come un minuscolo essere annidato nel grembo della Vergine Madre; ed è con Maria, nel suo grembo, in mezzo alla gente del suo paese o su per le montagne della Giudea. E nasce bambino, infante, infans che non sa parlare, come tutti i bambini della terra, in mezzo ai poveri di Palestina. E cresce fra la gente comune, come un comune mortale, così tanto “con noi” che nessuno si accorge si trovarsi davanti al promesso “Dio con noi”.
Quando deve dare inizio al suo ministero, alla sua missione, si mescola con i peccatori, come un qualunque povero peccatore pentito, per ricevere il battesimo di Giovanni e ci vuole la voce del Padre per dire, ma chi ha sentito?, che non si tratta di un uomo qualunque, ma che è il suo Figlio diletto, oggetto delle sue compiacenze.
E ora chiama a sé i Dodici perché li vuole in sua compagnia, “perché stessero con lui” (Mc 3, 13). Dunque cerca la compagnia degli uomini: lui, che è il “Dio con noi”, ha bisogno di uomini che stiano con lui e ci invita all’amicizia e all’intimità. Così nel momento tragico di angoscia prima della Passione, vuole vicini i più intimi degli amici e vorrebbe che fossero capaci di vegliare almeno un’ora sola “con me”.
E neppure dopo il suo ritorno al Padre rinuncia a essere il “Dio con noi” e vuole con sé i suoi: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con noi dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24).

Se Lui è con noi dovrà conseguirne che anche noi siamo con Lui; noi, tutti, anche il ladrone appeso accanto a lui sulla croce: “Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,42).

Il Signore Gesù se ne va da questa terra, ma continua a essere il “Dio con noi”, il Dio fattosi uomo per noi e con noi: prima di lasciare i suoi sulla terra per tornare al Padre, mentre affida loro la missione da compiere, li incoraggia assicurando:
“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,13).
Il Profeta, che parla della fine dei tempi, ha visto “la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo”. E ha udito
“una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro" (Ap 21,3).

* * *
Che cosa ne facciamo noi di questo “Dio con noi”? Evidentemente, in tempi pieni di tensione e di rischi come il nostro, quando tutto sembra vacillare e più nessuna certezza rimane e non si sa che cosa potrebbe capitare da un giorno all’altro, in tempi tragici di prepotenza e di violenza, quando nessuno è più al sicuro, un “Dio con noi” può, se abbiamo la fede, salvarci dal terrore e dalla depressione: se Dio è con noi, una salvezza ci sarà; a Lui ci affidiamo e sappiamo che, attraverso qualunque vicenda e qualunque catastrofe, noi saremo con lui e tanto ci basta.

Ma la nostra vocazione monastica, che è poi la chiamata cristiana, quella di tutti, è una chiamata a stare con lui in una maniera molto più intima e profonda. Non basta sapere che Dio è con noi e fidarsi di lui e del suo aiuto in qualunque tribolazione ci possa capitare, occorre a nostra volta stare noi con lui in un colloquio amoroso e continuo, non perderlo mai di vista, moltiplicare le attenzioni di amore, ascoltare la sua Parola e farla crescere nel nostro cuore. Occorre portarlo in noi come Maria lo portava nel suo grembo e generarlo per l’umanità smarrita e spaurita.
Vivere con lui e per lui, scoprendolo in ogni situazione, in ogni persona, in ogni compito anche arduo. Vivere con lui e non con noi stesse, dimenticarci di noi stesse per ricordarci di lui solo, che è il nostro bene, che solo può colmare il nostro cuore e che cerca la nostra compagnia. Lo lasceremo solo?
“Senza di te non ho alcun bene...
nelle tue mani è la mia vita...
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
Di questo gioisce il mio cuore...
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 15 passim).

(da Monastica, 2003 - 2)

amministratore (2011-12-19), ultima modifica: 2015-11-24 (amministratore)
© Copyright by Monastero S. Scolastica 2007-2024