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Super Missus est

autore: Monastero

La tradizione monastica prevede che durante l’Avvento, nell’imminenza del Natale, l’abate, alla comunità riunita in capitolo, tenga una omelia sul testo del vangelo di Luca dell’Annunciazione: è l’omelia “Super Missus est”.

In quella che proponiamo è trattato il tema dell’ombra.

Lo spirito santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”.

Che cosa è l’ombra? Il vocabolario dice: “area senza sole per interposizione di un ostacolo”, cioè una zona non penetrata dalla luce per la frapposizione di un corpo opaco. Nel calore dell’estate l’ombra costituisce un refrigerio. L’ombra può essere un nascondiglio più o meno sicuro. ma è anche una realtà negativa: dove manca la luce non c’è vita, non c’è gioia.

La Bibbia parla dell’uomo i cui giorni passano come l’ombra: “come l’ombra sono i nostri giorni sulla terra” (Giobbe 8,9)
Salmo 101,12: “i miei giorni sono come ombra che declina
Salmo 143,4 “l’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa". E non finiremmo più di citare tutti i luoghi in cui tale pensiero è espresso.

Ma l’espressione che torna con più frequenza è ombra di morte per indicare la sfera della dannazione, la situazione dei pagani separati dal Messia. Almeno due sono le volte in cui tale espressione ricorre nel Nuovo Testamento:
nel cantico di Zaccaria, che cantiamo ogni mattina a Lodi (Lc 1,79): “per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte”;
e in Matteo 4,16, citando il profeta Isaia: "su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata”.
e, fra tutti i luoghi dell’Antico Testamento, ne citerò uno solo: il salmo 22,4, secondo il testo greco: "se camminerò in mezzo all’ombra di morte"; noi diciamo nel Salmo: “se dovessi camminare in una valle oscura”.

Passiamo ora al significato positivo,consolante.

Tra le parabole del Signore, nel Vangelo, ci ricordiamo della parabola del granello di senape che, seminato, diventa il più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra (Mc 4,32). L’immagine è già in Daniele 4,9.18, nella visione del re Nabucodonosor che vede un albero la cui cima giunge fino al cielo: le bestie della terra si riparavano alla sua ombra.

Nei Salmi molte volte torna l’uso dell’immagine dell’ombra per indicare la protezione di Dio. Eccone alcune citazioni:
nel salmo 90,4, quello che cantiamo ogni sera a Compieta: “tu che abiti al riparo dell’Altissimo e dimori all’ombra dell’Onnipotente”: abitare all’ombra vuol dire stare al sicuro, al riparo da ogni pericolo, nella tranquillità e nella pace.
E così nel salmo 139 secondo il testo greco dei LXX:
dove noi leggiamo: “proteggi il mio capo nel giorno della lotta”, e l’ebraico dice: “copri il mio capo nel giorno della lotta”, il greco dice, giustamente, “metti l’ombra sopra il mio capo nel giorno della guerra”.

C’è anche l’ombra delle ali di Dio che ci richiama l’immagine della chioccia che protegge e alleva i suoi pulcini sotto le sue ali:
così nel salmo 16,8: “custodiscimi come la pupilla del tuo occhio, proteggimi all’ombra delle tue ali”.
e nel salmo 56,2: “mi rifugio all’ombra delle tue ali”.
E, con parole diverse, ma seguendo lo stesso pensiero, anche senza nominare l’ombra, Gesù dice a Gerusalemme: “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figlì come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali!”.

Ricordiamo un ultimo uso di ombra per indicare il refrigerio, durante i lavori nell’estate torrida: in Giobbe (7,2), “come lo schiavo sospira l’ombra e come il mercenario aspetta il suo salario”, così Giobbe desidera la salvezza.

C’è poi l’ombra di Pietro: “portavano gli ammalati nelle piazze ponendoli su lettucci e giacigli, , perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro”.
Qui l’ombra è già una realtà che rivela una potenza straordinaria, capace di guarire.
Ed ecco che arriviamo al punto culminante: da parte di Dio gettare ombra su qualche cosa indica la dimostrazione visibile della sua potenza e il suo effetto. E il mezzo per “adombrare”, per manifestare la presa di possesso da parte di Dio e la sua divina efficacia è la nube. Anche quando l’ombra non è nominata esplicitamente, il concetto rimane lo stesso: la nube è la manifestazione della potenza divina e della sua presenza.
Tutte ricordiamo, in Esodo 40,34, che quando la nube copre la tenda costruita da Mosè è Dio che ne prende possesso. Secondo i LXX: “Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora.

E nel Nuovo Testamento, nei racconti della Trasfigurazione, Mt 17,5 e paralleli, la nube luminosa, manifestazione di Dio, copre con la sua ombra, coloro che si sono raccolti sull’alta montagna.

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Veniamo dunque al nostro vangelo:
l’Angelo dice a Maria: “Lo Spirito santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”. Qui l’ombra assurge a un simbolismo supremo: la posizione di parallelismo fra lo Spirito che scende e la potenza che adombra ci fa capire che lo Spirito santo è la forza divina creatrice e non solo scende su Maria, ma, come ombra creatrice di vita, scende per operare l’evento centrale della storia della salvezza: il Verbo: il Figlio di Dio, si incarna nel grembo purissimo di Maria.
La nube copriva con la sua ombra la tenda dell’antica alleanza e manifestava che Dio si era impossessato della dimora fatta da mano d’uomo e vi era venuto ad abitare; ora la nube che è lo Spirito santo, la potenza dell’Altissi-mo, adombra Maria e prende possesso di lei, rendendola, nel senso più reale e concreto, dimora di Dio, tenda della Nuova Alleanza, in cui il Dio fatto uomo viene ad abitare, per essere il “Dio con noi”, l’Emmanuele, il Dio che cammina con il suo popolo per condurlo fino alla terra promessa, alla terra nuova e ai cieli nuovi.

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Abbiamo dunque visto come il termine “ombra” può rivestire significati di estrema differenza: dall’ombra di morte all’ombra creatrice di vita divina.
Anzi, possiamo dire che la stessa ombra divina che adombra Maria viene a sconvolgere i suoi piani, a dare un corso totalmente nuovo alla sua vita, a inserirla nel progetto divino di morte e di resurrezione per la salvezza, “preparata davanti a tutti i popoli”.
Possiamo forse dire che quest’ombra portatrice di vita, e di vita nuova, è anche in qualche modo un’ombra di morte. Ma “su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata” (Mt 4,16; cf. Is 9,1).

Anche per noi potrebbe valere lo stesso discorso: ci sono eventi che sembrano andare più nel senso della morte che in quello della vita. Ci sono situazioni che sembrano totalmente negative, fatti che vengono a sconvolgere i nostri progetti, i nostri desideri, i nostri sogni.
E se fossero invece la nube che adombra la storia della nostra salvezza?
Se fossero l’ombra delle ali dell’Onnipotente al cui riparo possiamo rifugiarci finché sia passato il pericolo?(Ps 56,1).
Se “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37), se “eterna è la sua misericordia” (ps 135) possiamo fidarci di Lui che ha “progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11) o come cantiamo in una antifona introitale; “che pensa pensieri di pace e non di afflizione”.
Anche se il nostro occhio miope non sa vedere oltre la difficoltà e la sofferenza del momento, anche se camminiamo “in una valle oscura”, possiamo dire con Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola” o con la CEI: “avvenga di me quello che hai detto”.

amministratore (2010-12-11), ultima modifica: 2015-11-24 (amministratore)
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